I Ceci della Sposa

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Da circa 4 anni questa tradizione viene ricordata nel mese di agosto, con una giornata organizzata nel centro storico di Pescasseroli. Quest’anno, a cura dell‘Associazione Culturale Commercianti del Centro Storico, i CECI DELLA SPOSAsaranno organizzati il 12 agosto. La giornata prevede una dimostrazione in loco del particolare metodo di cottura dei ceci in compagnia delle “ceciare” e dei loro canti, una sfilata di antichi abiti da sposa indossati dalle giovani del luogo e naturalmente la disponibilità del legume, già insaporito e pronto per essere degustato.

Ceci della Sposa sono un’antica tradizione di Pescasseroli. Sembra che questa tradizione sia stata importata dalla Puglia grazie alla transumanza. Già gli antichi Greci conoscevano le proprietà di questo legume: grandi razioni di ceci venivano somministrate ai cavalli prima delle battaglie perché davano loro molta energia e resistenza fisica alla fatica. Agli stalloni invece venivano somministrati sia per aumentare la loro vigoria sia perché si credeva che incidesse sulla qualità dello sperma in termini quantitativi e qualitativi. In alcuni scritti di Plinio il Vecchio, si legge che anche nell’antica Roma, i ceci venivano somministrati ai gladiatori prima delle gare nel Colosseo e ai guerrieri prima delle battaglie per aumentarne vigore, resistenza e ardore.

Oggi a Pescasseroli, in occasione di un matrimonio, si preparano, secondo una particolare tecnica, circa 60 kg di ceci (30 kg per la sposa e 30 kg per lo sposo) come augurio di fertilità alla coppia.
Anticamente tutto il lavoro di preparazione era di competenza delle sole donne della famiglie, mentre agli uomini spettava l’organizzazione tecnica: gas, fornelli, panche, tavoli, pentole, ecc…
La preparazione dei ceci ha inizio circa due mesi prima della data del matrimonio, quando gli sposi si recano alla cava di Opi per raccogliere la “sabbia”, ovvero una rena bianca ivi reperibile. Questa rena viene raccolta con picconi e rastrelli, setacciata e ripulita dalle impurità. Viene poi tenuta in un luogo asciutto e chiuso per farla asciugare.

Quando la sabbia è pronta ha inizio la vera preparazione: in mattinata, in particolari pentoloni di rame, detti “cuttrell”, si mette dell’acqua a bollire con del rosmarino, del succo di limone, del succo di arancia e un po’ alloro. Quando il loro profumo si sprigiona nell’aria si spegne il fuoco e si lascia raffreddare il tutto. La sera vi si mettono in ammollo i ceci. Durante questa operazioni si recita 3 volte il CREDO cattolico. Su questa usanza abbiamo poche notizie: alcuni dicono sia un modo per scandire il tempo necessario al mescolamento dei ceci con l’acqua, altri dicono sia un semplice modo per raccomandare gli sposi a Dio. La mattina seguente, verso le 6, i ceci vengono tolti dall’acqua e messi a scolare all’ombra, coperti da pezzi di stoffa per evitare di farli seccare all’aria. Una volta scolati si può finalmente procedere alla vera e propria cottura: le “cutrell” vengono messe sui fornelli e il loro fondo viene riempito con la giusta quantità di sabbia. Viene acceso il fuoco e quando la sabbia inizia a colorarsi, si aggiungono ad essa le bucce d’arancia, le foglie d’alloro e un po’ di ceci e si inizia a girare lentamente. Quando i ceci sono cotti iniziano a scoppiettare e tutto il contenuto della pentola viene rovesciato su un setaccio per eliminare la sabbia. I ceci così raccolti vengono disposti su una spianatoia, dove un gruppo di donne (in genere le partecipanti più anziane) tra canti e chiacchiere, elimina i ceci che si sono spezzati o bruciati durante la cottura e fornisce indicazioni sulle modalità di cottura: “abbassate il fuoco, state bruciando tutto”, “alzate la fiamma, i ceci sono tutti molli”, “girate piano, sono tutti rotti”…
Terminata questa fase si prepara un telo di nylon e vi si adagia sopra un lenzuolo, sul quale vengono riversati tutti i ceci. Vengono qui imbevuti con un misto di liquori aromatici (rum, cointreau, maraschino, anice,…) e aromatizzati con vanillina, stecche di cannella spezzettata e semi di anice.
Solo a questo punto intervengono gli sposi: tra le grida dei presenti “EVVIVA GLI SPOSI” e il canto:
“tanti auguri a voi, tanti auguri a voi, tanti auguri agli sposi, tanti auguri a voi” spetta a loro il compito di gettare sui ceci confetti classici e confetti cannellini, come augurio di fertilità e ricchezza.

Le donne poi prendono il lenzuolo e iniziano a tirarlo prima da una parte e poi dall’altra per fare in modo che i liquori e gli aromi si mescolino bene sui ceci. Si continua per il tempo necessario a cantare “Gondolì Gondolà” di Sergio Bruni. Poi si chiude il lenzuolo e si lasciano riposare i ceci per circa 24 ore.
A questo punto ormai è sera e tutti i partecipanti, stanchi e pieni di polvere, sono invitati dalla famiglia degli sposi a rimanere per cena, dove carne alla brace, risate e buon vino ripagano tutti del lavoro svolto.
Trascorse le 24 ore, i ceci vengono messi in federe dei cuscini e trasferiti in un locale con le giuste condizione di umidità: non troppo asciutto per evitare che i legumi si secchino e non troppo umido per evitare la formazione della muffa. Ogni 2-3 giorni i ceci vengono smossi nelle federe e aggiustati con l’aggiunta di aromi per raggiungere il giusto sapore. Quando i confetti si sono sciolti e rimane solo la mandorla nuda è giunto il momento di dividere i confetti in sacchetti di plastica, nei quali verranno aggiunti confetti e cioccolatini. Questi sacchetti verranno poi regalati prima e dopo il matrimonio alle persone che andranno a far visita a casa degli sposi e delle loro famiglie. In passato invece venivano offerti alla fine del pranzo nuziale insieme ai taralli, perché contribuivano a far bere vino e così a mantenere allegra la compagnia e lo spirito della festa.

E’ quindi una festa familiare, dove per tradizione partecipano i familiare degli sposi, i vicini di casa, gli amici più stretti e il gruppo delle anziane esperte nella preparazione, dette “ceciare”.

 

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Location: Centro Storico Pescasseroli
Date: 12/08/2017
Duration: 1 Day